Una coppia di cicliste piacentine, Marvy e Giulia, questa estate l’hanno passata in sella alla loro bicicletta per affrontare la Via Francigena da Aosta a Roma
“L’anno scorso in questo periodo partivo da casa per raggiungere Roma in bicicletta lungo la via Francigena”. “Se ti va di rifarlo vengo anch’io, però stavolta partiamo da Aosta!” L’idea di questo viaggio è nata più o meno così, durante una delle nostre escursioni in bicicletta tra Val Trebbia e Val Nure. Noi siamo Marvy e Giulia – le Cicliste del Sasso – e da qualche mese abbiamo aperto un profilo Instagram in cui condividiamo immagini e percorsi delle nostre escursioni in bicicletta. Ci piace pensare che tutti possano scoprire – o riscoprire – il meraviglioso territorio in cui viviamo attraverso un mezzo “gentile” come la bicicletta che non fa rumore, non inquina e lascia intatta la bellezza dei luoghi che attraversa.
“Il mio amore per la bicicletta nasce da piccola, – racconta Marvy – quando trascorrevo le estati in Val Nure e mio papà mi portava a pedalare con lui nel fine settimana, con i miei genitori ho anche fatto qualche cicloviaggio in giro per l’Europa tra Austria, Svizzera, Germania e Francia”. “Ho scoperto la bicicletta da pochi mesi, – annota Giulia – merito soprattutto del mio trasferimento a Piacenza. Ho sempre praticato sport e in particolare tennis ma per la bicicletta è stato proprio un bel colpo di fulmine. Mi piace tantissimo scoprire percorsi in mezzo alla natura e visitare nuovi posti.
La via Francigena è un percorso che nasce dal viaggio di Sigerico che nel 990 d.C. da Canterbury raggiunge Roma per ricevere l’investitura del Pallio Arcivescovile da Papa Giovanni XV. Al ritorno, su invito del Pontefice, decide di raccogliere in un diario tutte le tappe del suo viaggio di rientro. La parte italiana del percorso inizia in cima al colle del Gran San Bernardo e arriva a Roma, il cammino poi prosegue fino Santa Maria di Leuca. L’Ente della via Francigena ha tracciato un percorso a piedi e una ciclovia che collegano tra loro i luoghi raccontati da Sigerico. Per preparare questo viaggio non abbiamo seguito nessun allenamento particolare, ci siamo semplicemente date la regola di usare la bicicletta ogni volta che ne avevamo l’occasione, dal bike to work al pranzo della domenica in collina.
Il bello di seguire un percorso lungo una ciclovia è che la strada è già tracciata – nel caso della Ciclovia Francigena anche ben indicata da segnalini bianchi e azzurri (bianchi e rossi per chi cammina) – basta scaricare le tracce su smartphone o ciclocomputer e partire. L’Ente della via Francigena mette inoltre a disposizione un’app su cui si trovano tracce, tappe e tutte le informazioni che servono su dove mangiare e dormire.
Noi abbiamo deciso di viverla come un’avventura e di non pianificare nulla, ogni giorno abbiamo pedalato finchè ci andava e poi cercato un posto dove fermarci a dormire, ogni volta che ne abbiamo avuto l’opportunità abbiamo scelto di passare la notte in strutture per Pellegrini, ostelli a donativo in cui spesso si ha la possibilità di partecipare alla “cena conviviale” cucinata dagli ospitaleri per i pellegrini. Proprio perché non si tratta di hotel o ostelli tradizionali, in queste strutture è buona norma avvisare del proprio arrivo con qualche ora di anticipo.
L’Italia non è piatta e i dislivelli alla lunga si fanno sentire per questo abbiamo cercato di viaggiare più leggere possibile: un cambio di abbigliamento tecnico da bici che lavavamo tutte le sere, una giacca antivento/antipioggia, un cambio per la sera e una maglietta per dormire. Asciugamano in microfibra per la doccia e mini flaconcini riempiti con shampoo, bagnoschiuma, detersivo per i panni oltre ovviamente a dentifricio e spazzolino da viaggio.
Se si sceglie di dormire in ostello è inoltre consigliabile avere con sé sacco lenzuolo (sacco a pelo nelle stagioni fredde) e cuscino gonfiabile. Oltre a questo avevamo un piccolo kit di pronto soccorso con qualche medicinale, salviette imbevute di disinfettante e cerotti. Per risolvere eventuali problemi tecnici alla bici abbiamo portato una camera d’aria a testa di ricambio, kit di riparazione per camera d’aria, pompa portatile, multitool con chiavi a brugola di varie dimensioni, smagliacatena e falsa maglia, oltre ovviamente a un lucchetto antifurto per biciclette.
La scelta delle biciclette da utilizzare dipende dal percorso, la Ciclovia Francigena attraversa strade secondarie, lontane dal traffico e spesso non asfaltate, il consiglio è quello di utilizzare bici MTB/trekking o gravel, il vantaggio della bici gravel – tipologia di bici che usiamo sia per le nostre uscite che per i viaggi – è che ti consente di avere una buona scorrevolezza su asfalto e un buon controllo su sterrato oltre alla comodità del manubrio drop (ispirato a quello delle bici da corsa) che permette di variare la posizione delle mani e di stare in sella per tante ore senza troppi formicolii.
Il primo passo, anzi la prima pedalata, del nostro viaggio è stata quella che ci ha portate in centro a comprare le credenziali del pellegrino presso lo Iat di Piazza Cavalli. La credenziale è il documento che identifica chi percorre la Via Francigena, permette di dormire nelle strutture dedicate e testimonia il percorso intrapreso attraverso i timbri raccolti durante le tappe (si trovano negli iat, nei comuni, negli ostelli per pellegrini o nelle chiese, nei paesi più piccoli a volte anche presso alimentari, bar o tabaccherie); procurata la credenziale ci mancavano solo i biglietti del treno per raggiungere Aosta, punto di partenza del nostro cicloviaggio.
La buona notizia è che con la credenziale si ha diritto a uno sconto sui biglietti del treno e che su regionali e intercity è possibile trasportare la bicicletta; la cattiva notizia è che – ad oggi – il servizio non è sempre adeguato, appendere una bici carica e pesante a un gancio non è il massimo e solo sui treni più recenti è stata adottata una rastrelliera orizzontale, soluzione decisamente più comoda. Il treno resta comunque il mezzo più pratico per trasportare la bici, il costo del supplemento è adeguato e si tratta di un buon servizio in continuo miglioramento. Arrivate e sistemate le bici nel garage dell’hotel siamo partite alla scoperta di Aosta e alla ricerca del primo timbro poi cena a base di salumi e formaggi, carbonada valdostana con polenta, bicchiere di Syrah, passeggiata digestiva e via a dormire. Da domani si pedala!
Parte la Via Francigena in bicicletta per le Cicliste del Sasso!
Marvy e Giulia hanno preparato il loro viaggio in sella alle rispettive bici gravel, hanno caricato le due ruote sul treno per raggiungere Aosta, da lì procederanno con l’escursione. Di seguito le prime sette tappe.
Arrivate e sistemate le bici nel garage dell’hotel siamo partite alla scoperta di Aosta e alla ricerca del primo timbro poi cena a base di salumi e formaggi, carbonada valdostana con polenta, bicchiere di Syrah, passeggiata digestiva e via a dormire. Da domani si pedala!
Giorno 1 – da Aosta a Ivrea – [88,7 Km; 650 mt D+]
La Val d’Aosta è la prima vera sorpresa di questo viaggio, piste ciclabili perfette immerse in parchi e riserve naturali che costeggiano la Dora Baltea e ci conducono, dopo una breve salita, a Saint Vincent. Pedalare qui è davvero un’esperienza stupenda, le Alpi incorniciano il paesaggio e i borghi che attraversiamo sono uno più bello dell’altro. Tra un saliscendi e l’altro ci ritroviamo a passare su terrazzamenti agricoli e strade consolari lungo la via delle Gallie. Attraversiamo Verres, Issogne e raggiungiamo il maestoso Forte di Bard. Da qui strade secondarie immerse nel verde ci conducono verso la nostra destinazione, entriamo in Piemonte e raggiungiamo Ivrea dove purtroppo l’ostello segnalato dall’ente della via Francigena è chiuso e siamo costrette a cercare un hotel per la notte.
Giorno 2 – da Ivrea a Vercelli – [58,7 Km; 250 mt D+]
La seconda sorpresa di questo viaggio è il Canavese, zona che non avevamo mai avuto occasione di visitare, dopo qualche km di pianura raggiungiamo Bollengo e Palazzo Canavese, qui una breve salita ci accompagna tra i vigneti e ci regala una splendida vista sul lago di Viverone, a Roppolo ci accolgono i ragazzi dell’infopoint della via Francigena, due chiacchiere, un bicchiere d’acqua e un timbro sulla credenziale prima di ripartire. Inizia qui la lunga via delle risaie che accompagneranno le nostre pedalate fino a Pavia. La nostra tappa di oggi però è Vercelli, raggiungiamo l’ostello per Pellegrini di Sant’Eusebio dove Erica ed Emilio ci accolgono come se fossimo arrivate a casa, una doccia, un risotto e una passeggiata in città prima di preparare i nostri letti a castello per la notte.
Giorno 3 – da Vercelli a Pavia – [83,7 Km; 80 mt D+]
Non viviamo lontane da qui realizziamo però abbastanza in fretta di non aver mai visto un campo di riso e di non sapere nulla sulla sua coltivazione e raccolta, pedaliamo circondate da aironi e da uccelli bianchi con testa e becco nerissimi che scopriremo poi essere ibis, il terreno sabbioso, il caldo e le forature ci rallentano parecchio e rendono abbastanza complicata una tappa che sulla carta ci era sembrata molto semplice.
Raggiungiamo Robbio, pausa timbro e poi di nuovo tra le risaie fino a Mortara e a Garlasco, lasciamo i sentieri tra le risaie solo quando ormai mancano 10 Km a Pavia, qui ci troviamo a pedalare lungo il Ticino che ci accompagna fino alle porte del centro, non ci sono strutture per Pellegrini ma troviamo un ostello gestito dalle suore dove condividiamo la stanza con una ragazza veneta che ci racconta di essere partita da sola a piedi da Canterbury 2 mesi fa, realizziamo che noi siamo in viaggio solo da 3 giorni e la sua ci sembra davvero un’avventura incredibile.
Giorno 4 – da Pavia a Piacenza – [77,1 Km; 120 mt D+]
La mattinata inizia nel bellissimo parco del Ticino che ci accompagna fino alle campagne del pavese, non facciamo neanche in tempo a intravedere in lontananza qualche collina che inizia a piovere e l’aria si rinfresca, recuperiamo le giacche antipioggia dal fondo delle borse e proseguiamo, purtroppo smette quasi subito ma il percorso che ci conduce a Orio Litta è talmente bello che per un po’ ci dimentichiamo del caldo che è subito tornato a farsi sentire. A Orio Litta scopriamo che se metti del ghiaccio nella borraccia il caldo si fa un po’ più sopportabile, merito della proprietaria del Bar Sport che ci accoglie, ci sfama e ci racconta le sue avventure su e giù per le ciclovie del pavese. Ripartiamo, ora a Piacenza manca davvero poco e noi non vediamo l’ora di arrivare.
La via Francigena in questo tratto segue la Ciclovia del Po, non l’avevamo mai pedalata e scopriamo che è davvero bellissima. Quando per la prima volta intravediamo il Po tra i pioppeti l’emozione è tanta, i paesaggi diventano sempre più famigliari finchè in lontananza iniziamo a intravedere Piacenza, attraversiamo il Po e siamo in centro, Palazzo Farnese, poi Piazza Cavalli e Piazza Duomo, proviamo a immaginare come deve essere per gli altri arrivare qui, a noi questa entrata in città sembra davvero un biglietto da visita meraviglioso. Purtroppo non ci sono strutture per Pellegrini e decidiamo di dormire a casa, cena di rito a base di pisarei e faso e a letto presto, domani mattina alzarsi e ripartire sarà un po’ più complicato.
Giorno 5 – da Piacenza a Fornovo – [84,7 Km; 480 mt D+]
Come previsto partiamo con un certo ritardo sulla tabella di marcia, le comodità di casa non hanno aiutato. Torniamo in Piazza Cavalli e facciamo ripartire la traccia che ci porterà fuori città, qui varie guide sulla via Francigena mettono in allarme sulla pericolosità del tratto che conduce a Pontenure suggerendo addirittura di prendere il treno per evitarlo, la realtà è che si riesce a stare quasi sempre su ciclabile fino alla fine del quartiere Montale, è vero che la via Emilia non è la strada più pedalabile al mondo ma a noi quel paio di km scarsi necessari a raggiungere la rotonda di Pontenure non sono sembrati così spaventosi, la banchina a lato strada è larga e il tratto è talmente breve che in pochi minuti si abbandona la città e ci si immerge nelle campagne.
Cerchiamo di tenere un buon passo per recuperare il ritardo consapevoli del fatto che la parte più complicata del percorso arriverà a fine giornata quando raggiungeremo gli appennini. Tra sterrati e stradine di campagna raggiungiamo prima Fiorenzuola e poi Fidenza facendo solo una breve pausa per scattare qualche fotografia e ottenere un timbro all’abazia di Chiaravalle della Colomba, dopo giorni di pianure a perdita d’occhio siamo quasi contente di affrontare la salita che ci porterà a Fornovo, meta della nostra tappa. Qui ci accoglie Paola che da anni gestisce l’ostello parrocchiale e ci fa sentire subito a casa con la sua gentilezza e i suoi racconti. Arrivate in stanza decidiamo di ordinare una pizza a domicilio e andare a letto presto, domani si affronta la Cisa!
Giorno 6 – da Fornovo a Pontremoli – [62,1 Km; 1250 mt D+]
Eccoci sulla prima vera salita della Francigena, consapevoli che non sarà certo la più dura e che da adesso in poi di pianura ne vedremo ben poca, ci alziamo presto e dopo aver fatto un’abbondante colazione al bar partiamo. La salita inizia subito ma l’aria fresca del mattino rende tutto decisamente più semplice, ci raggiunge una ciclista in bici da corsa attratta dalle nostre biciclettone in acciaio cariche di borse, le raccontiamo il nostro viaggio cercando di tenerne il passo, lei invidia la nostra avventura, noi la sua bicicletta superleggera.
Dopo qualche ora passata a pedalare tra i tornanti della Cisa arriviamo a Berceto, uno dei paesi più belli che incontreremo durante la via Francigena, qui ci fermiamo per pranzare e riposare approfittando dell’altitudine che garantisce una temperatura davvero piacevole e delle bellissime panchine all’ombra nel parco del paese. Salutata Berceto affrontiamo gli ultimi Km di salita, molto più dolci e pedalabili dei primi, e arriviamo al Passo della Cisa che con i suoi 1041 mt è il punto più alto del nostro viaggio.
Non ci resta che goderci la discesa fino a Pontremoli, meraviglioso paesino nel cuore della Lunigiana. Raggiungiamo l’ostello e approfittiamo del menu per pellegrini messo a disposizione dall’Osteria San Francesco e il Lupo, dove fanno di tutto per trovarci un tavolo anche se è tutto pieno e noi non abbiamo prenotato. I piatti del menu per Pellegrini sono davvero buoni e la spesa contenuta. Dopo cena torniamo presto in ostello, la salita più dura della Francigena arriva domani…
Ultima parte, la Via Francigena ci porta a Roma!
Marvy e Giulia sono arrivate in Lunigiana, a Pontremoli, dopo aver affrontato la scalata più alta del tragitto, quella del Passo della Cisa. Si apprestano a ripartire lungo il tratto toscano e laziale della Francigena.
Giorno 7 – da Pontremoli a Pietrasanta – [91,4 Km; 850 mt D+]
Un ultimo giro nel centro di Pontremoli alla ricerca di un bar in cui fare colazione e si parte, dopo aver raggiunto Aulla ci aspetta la famigerata salita di Ponzanello, 7 km con pendenze sempre in doppia cifra che si avvicinano spesso e volentieri al 20%. Saliamo in sella con la consapevolezza che oggi dovremo scendere a spingere la bici molto spesso. L’aspetto positivo è che la salita si sviluppa quasi tutta dentro a un bosco ombreggiato e fresco, che a Ponzanello ci accoglie una fontanella di cui approfittiamo per riempire tutte le borracce e che arrivate in cima, dopo un altro paio di km di ripida salita, si apre alla nostra vista un paesaggio semplicemente stupendo.
Non ci resta che scendere e raggiungere Sarzana per la meritata pausa pranzo. Una volta ripartite ci troviamo a percorrere una sequenza di intricate stradine secondarie che finalmente ci conducono al mare: è emozionante pensare che 7 giorni fa eravamo ai piedi delle Alpi. Seguiamo la ciclabile che si sviluppa sul lungomare e raggiungiamo Marina di Pietrasanta per concederci un gelato prima della nostra meta. A Pietrasanta l’ostello non c’è più, è arrivato il parroco nuovo e l’ha considerato un inutile fardello, peccato. Ci consoliamo trovando posto in un albergo davanti alla porta del bellissimo centro storico, la cena al ristorante InCarne e la passeggiata in centro ci ripagano di tutte le fatiche della giornata. Siamo a metà strada!
Giorno 8 – da Pietrasanta a Lucca – [39,9 Km; 400 mt D+]
Lasciare Pietrasanta non è stato semplice, il centro è davvero splendido e la bellissima pista ciclabile che attraversando il parco porta fino alla spiaggia ci fa venir voglia di prenderci un giorno di pausa e andare al mare; dopo qualche tentennamento decidiamo di proseguire, raggiungiamo Camaiore e poco dopo ci troviamo a pedalare sulla bellissima salita che porta a Montemagno. Pochi km con pendenze sempre dolci e asfalto in condizioni perfette, arrivate in cima ci accolgono la statua di Giorgio Gaber, che qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, e un belvedere da cui godiamo di una bellissima vista sulla Versilia.
È ora di tornare a valle, il percorso che porta alla città di Lucca si sviluppa quasi interamente lungo il Parco Fluviale del Fiume Serchio ed è a dir poco stupendo; in poco tempo raggiungiamo il centro e ci fermiamo allo Iat per il timbro di rito, conosciamo già Lucca e la nostra intenzione è quella di proseguire e arrivare fino a San Miniato, la ragazza allo sportello però stende una mappa della città e ci mostra tutte le chiese e i musei a cui possiamo accedere gratuitamente con la credenziale. Ci ha convinte, ci fermiamo qui. Facciamo le turiste per tutto il pomeriggio e verso l’ora di cena raggiungiamo l’ostello per Pellegrini dei SS. Martino e Giacomo dove ci accolgono Adele e Lena, le stesse ospitalere che l’anno scorso avevano accolto Marvy a San Gimignano, piccole magie della via Francigena.
Giorno 9 – da Lucca a San Gimignano – [90,5 Km; 1000 mt D+]
Le passeggiate turistiche, la cena conviviale e la serata passata a chiacchierare con le ospitalere e i pellegrini ci hanno dato una bella carica, la strada che seguiamo per lasciare Lucca però non è granchè, passiamo più di 20 km tra traffico e spazzatura (sì, in Italia la gente lascia ancora rifiuti per strada) prima di trovarci a pedalare in campagna, dove tra splendide antiche strade romane e campi coltivati raggiungiamo la breve salita che ci porterà a San Miniato. E’ l’ora di punta e fatichiamo più di quanto avremmo immaginato, decidiamo di fare un giro nel borgo e ripararci in un bar in attesa di temperature più ragionevoli.
Ripartiamo qualche ora dopo, i saliscendi che incontriamo lasciando San Miniato ci regalano splendidi scorci sulla Val d’Elsa, le strade qui sono panoramiche e suggestive, ma anche tanto impegnative. In Toscana la pianura è un miraggio e le gambe accusano i continui ripidi strappi che incontriamo lungo il percorso, i 5 km di salita che portano a Gambassi Terme ci mettono alla prova. Ci siamo prefissate però di raggiungere San Gimignano e decidiamo di proseguire: altri 6 km di dura salita e poi eccola lì, uno scorcio spettacolare sul borgo ci rassicura, siamo arrivate. È tardi e decidiamo di cercare un albergo per la sera, ci siamo procurate un panino a Gambassi Terme e ceniamo in stanza prima di crollare nel sonno.
Giorno 10 – da San Gimignano a Ponte D’Arbia – [78,5 km; 990 mt D+]
In realtà questo sarebbe il giorno 11, abbiamo infatti deciso di prenderci una giornata di pausa e visitare San Gimignano, bellissimo borgo che come tutti i luoghi presi d’assalto dal turismo di massa ha perso gran parte della sua magia. Riprendiamo a pedalare, quindi, dopo una giornata di stop, andando verso Siena. Le colline ci regalano continui scorci sulle splendide torri di San Gimignano, ci avviciniamo alla Val D’Orcia e il paesaggio cambia ancora, gli sterrati diventano “strade bianche” incorniciate da meravigliose file di cipressi.
Inutile dire che anche oggi ci troviamo a percorrere continui saliscendi con strappi piuttosto duri, come sempre in bicicletta il paesaggio aiuta a sopportare il caldo e la fatica. Arriviamo a Siena e passiamo velocemente attraverso il centro, che come al solito è preso d’assalto da una quantità improponibile di turisti; fermarci per il pranzo è fuori discussione, ci procuriamo un ottimo panino in una bottega di piazza del Campo e ci lasciamo il caos cittadino alle spalle. Abbiamo deciso di arrivare a Ponte d’Arbia, ma fa davvero molto caldo e al primo sentiero all’ombra ci fermiamo a mangiare e riposare un po’.
Ripartiamo immerse nei paesaggi da cartolina della Val D’Orcia, i km che ci separano dalla nostra meta sono tutti su stradine sterrate cosparse di saliscendi, impieghiamo più tempo del previsto ma alla fine troviamo ad accoglierci il bar del paese dove ci precipitiamo per una birra e un sacchetto di patatine. È tardi per poter soggiornare in ostello, troviamo una bellissima casa vacanze in cui passare la notte e tenere le biciclette al sicuro. Cristina, proprietaria della Casa Vacanze da Cri, ci indica il bar/ristorante di paese in cui poter mangiare il menu del pellegrino. Concludiamo la giornata davanti a un ottimo piatto di pici cacio e pepe, accompagnati da un buon vino.
Giorno 11 – da Ponte D’Arbia a Radicofani – [60 Km; 1390 mt D+]
Partiamo di buon ora, la giornata inizia sulle strade dell’Eroica, manifestazione ciclistica in cui si percorrono le strade bianche in sella a bici da corsa d’epoca. Pedaliamo circondate dai vigneti e tra un saliscendi e l’altro iniziamo a intravedere Montalcino, non è lì che siamo dirette, peccato. Proseguiamo così tra strade bianche, case vinicole, suv guidati da tedeschi maldestri e cipressi. Torniamo su asfalto solo per affrontare la salita che ci porterà a San Quirico, non è una salita semplice ma siamo ben consapevoli che il peggio deve ancora venire. Foto di rito, timbro, seconda colazione e ripartiamo.
Ci troviamo quasi subito sulla Provinciale di Val D’Orcia, una lunga strada in falsopiano da cui iniziamo a vedere Radicofani, meta di questa giornata. È presto per festeggiare, mancano ancora 30 km di cui 15 in salita. Molti la descrivono come la salita più dura della via Francigena, noi iniziamo la nostra scalata all’ora di punta e presto ci rendiamo conto che fa davvero troppo caldo per proseguire. Succede però che a Contignano passiamo accanto a un bar con piscina, oasi in mezzo al nulla: trascorriamo lì le ore più calde del pomeriggio, tra bibite ghiacciate e gelati.
Quando riprendiamo a pedalare siamo decisamente più in forma e in poco tempo raggiungiamo il mitico cartello “Radicofani 814 m s.l.m”. La salita non finisce qui, dobbiamo arrampicarci ancora un po’ per raggiungere il borgo fino all’ostello per Pellegrini dei SS. Pietro e Giacomo dove ci accoglie Grazia, ospitalera che si è innamorata del paese durante il cammino e ha deciso di vivere qui. Radicofani è un luogo magico, ricco di storia e fuori dal tempo, ce ne innamoriamo anche noi.
Giorno 12 – da Radicofani a Viterbo – [89,1 km; 1100 mt D+]
Lasciamo molto presto l’ostello, la giornata finalmente inizia in discesa, 15 km di puro divertimento su una strada completamente deserta. Imbocchiamo poco dopo uno sterrato che tra campi coltivati e saliscendi ci porta finalmente nel comune di Proceno, siamo nel Lazio! Il paesaggio cambia continuamente, questa è la settima e ultima regione del nostro viaggio ma ci sembra di aver attraversato infinite realtà completamente diverse tra loro.
A Proceno ci fermiamo per una seconda colazione, la proprietaria del bar ci accoglie con entusiasmo e ci spiega che con la Francigena il paese ha ripreso vita e lo stesso bar resta aperto anche grazie al passaggio dei pellegrini. Proseguiamo, il nostro obiettivo è di raggiungere Bolsena per l’ora di pranzo e di trascorrere lì le ore più calde.
Ci troviamo di nuovo a pedalare tra strade sterrate, sterpaglie e campi coltivati, finchè iniziamo finalmente a intravedere il lago, ci sembra di essere arrivate ma la traccia ufficiale ci fa allontanare continuamente dalla nostra meta. Apriamo Google Maps e troviamo rapidamente una soluzione al problema, percorriamo un breve sentiero tra gli arbusti che ci porta sul lungo lago, poche centinaia di metri e finalmente possiamo pranzare in un bellissimo ristorante con vista. Recuperate le energie, ripartiamo per affrontare la salita di Montefiascone, km 100 della via Francigena.
La salita è davvero bella, peccato per il traffico e gli autisti poco attenti; raggiungiamo il paese, ma abbiamo tempo di fermarci solo per il timbro, abbiamo infatti deciso di arrivare a Viterbo. Imbocchiamo ancora una volta un’antica strada romana che ci porta in piena campagna, sterrato sabbioso e campi a perdita d’occhio, sembra di essere tornate nelle risaie. Arriviamo a Viterbo che è già sera, cerchiamo un albergo per la notte e scendiamo solo per una veloce cena al pub.
Giorno 13 – da Viterbo a Sutri – [37,1 Km; 470 mt D+]
Lasciamo Viterbo dopo aver fatto un giro nel bellissimo centro storico medievale, consueta tappa allo Iat per il timbro e ci troviamo a pedalare su una meravigliosa strada scavata nel tufo, si tratta di un’antica strada etrusca che lasciamo solo per immergerci nelle campagne delle Tuscia; qui le coltivazioni di nocciole si alternano agli ulivi, la strada si fa parecchio dissestata finchè ci troviamo a spingere la bicicletta in mezzo a un campo in salita: questo passaggio ci fa perdere un sacco di tempo, quando finalmente riusciamo a riprendere la strada decidiamo di seguire la Cassia per qualche km fino a raggiungere un bivio che ci porta su un bellissimo sentiero in mezzo ai boschi.
La traccia ufficiale qui ci vorrebbe far prendere un’altra deviazione, per fortuna incontriamo un ciclista del posto che ci consiglia un percorso alternativo. Pedaliamo con lui su un bellissimo sentiero e in poco tempo raggiungiamo Sutri. La nostra intenzione è quella di fermarci per il pranzo e proseguire fino a Formello, Sutri però è talmente bella e ricca di luoghi da visitare che decidiamo di fermarci qui.
Il Parco Regionale dell’Antichissima Città di Sutri è a dir poco stupendo, passiamo il pomeriggio a visitarne le meraviglie tra le tombe etrusche, l’anfiteatro completamente scavato nel tufo e il Mitreo, antico luogo di culto pagano poi utilizzato dai cristiani per le funzioni religiose nel cui abside sono conservati i resti di un affresco raffigurante la natività. Concludiamo la passeggiata con un aperitivo al bar della piazza e raggiungiamo il B&B che ci ospita. A letto presto che domani si arriva a Roma!
Giorno 14 – da Sutri a Roma – [72,2 Km; 830 mt D+]
Ci svegliamo prestissimo, è l’ultima tappa e l’emozione per l’arrivo è tanta. Salutiamo Sutri pedalando tra bellissime strade secondarie immerse nei boschi. La prima tappa della giornata è Monterosi, dove ci fermiamo per la colazione; il cielo è coperto ma fa già caldissimo, riprendiamo subito a pedalare nella speranza di arrivare prima dell’ora di punta. Da qui il sentiero è davvero bello e immerso nella natura, ci troviamo addirittura a passare accanto a mucche che pascolano e ci guardano perplesse.
Arriviamo così ai piedi di Campagnano di Roma: qui per entrare in paese dobbiamo affrontare una rampa durissima, per fortuna lunga solo qualche centinaio di metri. Attraversiamo il bellissimo borgo antico e proseguiamo per raggiungere Formello, anche questa zona è piena di tufo e tombe etrusche, ma invece di realizzare un parco archeologico hanno montato le saracinesche e le usano come garage. Riusciamo ad arrivare a Formello per le 11, siamo già affamate e decidiamo di pranzare in una pizzeria al taglio, la pizza romana ci piace veramente tanto. Carichiamo l’ultima traccia, a Roma mancano meno di 35 km. Pedaliamo su una strada dissestata ma bellissima, completamente circondate da pini che fanno ombra e fanno sembrare meno torrida questa giornata.
Il caldo vero lo sentiamo entrando a Roma, la splendida pista ciclabile che percorriamo per più di 15 km è completamente esposta al sole e la nostra intenzione di percorrerla prima dell’ora di punta è miseramente fallita. Noi però non vediamo l’ora di arrivare, raggiungiamo Ponte Milvio e scendiamo a pedalare sul bellissimo Lungotevere, di lì a poco iniziamo a vedere il cupolone di San Pietro, il percorso si sviluppa interamente su ciclabile, molto confortante dato il traffico di Roma. Qualche semaforo dopo siamo su viale della Conciliazione, ancora poche pedalate e possiamo festeggiare, siamo arrivate!
La Ciclovia Francigena è un bellissimo viaggio che in 1014 km ci ha permesso di attraversare 7 regioni ed un’infinita varietà di paesaggi, un vero gioiello che mostra un’Italia piena di colori, profumi, panorami, cultura, storia e bellezza. Nessun altro paese al mondo racchiude così tanta varietà in così poco spazio. Non è un percorso semplice e non è tutto oro quel che luccica, abbiamo visto anche parecchia inciviltà, spazzatura, bellezza ignorata, deturpata o non valorizzata e paesi e città maltrattati e travolti dal turismo di massa.
Viaggiare lentamente permette di vivere i luoghi in modo diverso, unico. Ci piace pensare che questo bellissimo percorso venga scoperto e attraversato da sempre più persone, che nel nostro piccolo mostrare i luoghi e condividere in forma di racconto il nostro viaggio possa convincere qualcuno o qualcuna a prendere una bicicletta o uno zaino e partire. Il turismo lento è possibile, arricchisce le persone e regala bellezza ai luoghi.
L’articolo è stato ripreso da PiacenzaSera.it
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