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Presentato il libro di Fede Ganimede Carboni. In “tempi imperfetti” i racconti della nostra terra con l’omaggio alla montagna

Nella sede di StartUfo visual studio è stato presentato il libro “tempi imperfetti” di Fede Ganimede Carboni (edizioni Officine Gutenberg, 2024). A dialogare con l’autrice, Anna Leonida dei Nuovi Viaggiatori. Si tratta di un romanzo breve che ci parla della nostra terra, della nostra cultura, della nostra storia e memoria, delle nostre radici.

Del genius loci, come dicevano i latini, ovvero lo spirito di un luogo, uno spirito o entità naturale e sovrannaturale. La prosa è sicura ed elegante e una lingua, secca e appuntita, diretta, come le voci della gente di montagna; nella quarta di copertina si legge di ricordi sintetici e spietati: “In una riga si muore, in una riga si sbadiglia”.

Tempi Imperfetti a StartUfo
Fede Ganimede Carboni

Fede e il figlio Tiziano: quattro mani per Tempi Imperfetti

La sequenza dei brevi racconti che costituiscono il romanzo è apparentemente casuale, un po’ asimmetrica; su di essa ha lavorato il figlio Tiziano Carboni – come scrive lui stesso nella prefazione – allo scopo di costruire dei ponti e dei collegamenti tra ricordi e pensieri che altrimenti sarebbero rimasti soli (lo stesso Tiziano si è occupato della cura dei dettagli del libro stesso, a partire dall’illustrazione di copertina). Quasi un flusso di coscienza in cui si intrecciano storie rurali dell’Appennino, vicende famigliari, riflessioni sulla vita e digressioni di tipo naturalistico, ospitato in una struttura narrativa dal sapore contemporaneo, autoironico.

Ci sono tante immagini, tra queste pagine. Una famiglia riunita a tavola, la pasta alle ortiche, l’andare a raccogliere le castagne da abbrustolire sui coperchi della stufa a legna, oppure da bollire, “il fumo pigro che si alza dai tetti”, le nevicate abbondanti e le pale del mulino che si fermavano, andando a peggiorare le cose; e quindi anche la fatica e la fame, quel poco che si raccoglie e il mercato nero, in tempo di guerra “persino la minestra era amara” si dice nel capitolo intitolato Soluzioni punk, le oche e le anatre a cui venivano tagliate le ali, in realtà le si accorciavano le piume…

C’è la malinconia, c’è la nostalgia di un passato ormai lontano ma prima di tutto c’è un atto d’amore verso un luogo, verso una valle e le sue montagne, verso un fiume soprattutto, e i suoi torrenti, i ruscelli, i canaloni, le cascate, le fontane. Lo scrive Fede all’inizio del suo romanzo: “Il fiume, il torrente sempre, o visti o sentiti. I ricordi più belli erano scanditi dallo scorrere delle loro acque”.

L’articolo è stato ripreso dal quotidiano on line Piacenzasera.it.

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