Si chiama “Ditemi che cosa vi aspettate da me che lo aspettiamo tutti insieme” ed è un piccolo libricino firmato da Silvia Tizzoni
Questo lungo periodo che viviamo ormai dal febbraio dello scorso anno sta avendo grossissime ripercussioni su tutti noi, ovviamente da un lato sanitario ed economico ma poi (e guai a chi lo sottovaluta!) anche dal punto di vista psicologico ed emotivo.
Per questo Silvia Tizzoni, psicologa e mediatrice familiare, ha deciso di mettere su carta le sue conoscenze ed in particolare quelle che ha accumulato nell’ultimo anno, raffrontandosi con tante realtà e soprattutto con tanti genitori e figli, spesso in difficoltà di fronte a questo sconvolgimento della loro vita.
Silvia Tizzoni, tra genitori e figli
Non solo storie per questo libricino, targato Officine Gutenberg, dal titolo “Ditemi che cosa vi aspettate da me che lo aspettiamo tutti insieme” ma anche approfondimenti per cercare di imparare a raffrontarsi con adolescenti che in questo momento, forse più che mai, non hanno di fronte a loro le giuste linee guida per affrontare questo momento. L’abbiamo intervistata per spiegarci meglio questo suo piccolo prodotto editoriale, che alle sue spalle ha anche un intento benefico.
Quando e perché nasce questo tuo libricino?
Nasce alla fine del 2020, l’annus horribilis, nel quale, per dare solo un dato tra i tanti, la ricerca di uno psicologo online è aumentata dell’80% e ha fatto finalmente sostenere al Direttore generale dell’OMS che “la tutela della salute mentale rappresenta una priorità assoluta.”
Depressione, disturbi d’ansia e la rilevazione di un profondo malessere generale. E figurati che nel libro non parlo del disagio mentale di chi già ci soffre, perché avrebbe meritato una trattazione ed una dignità a se’, ma mi sono rivolta principalmente a tutti i giovani che hanno vissuto solitudini impattanti, l’incognita del futuro, che per la prima volta hanno sentito la fragilità delle loro famiglie, dei loro nonni, persino nella sofferenza concreta di aver vietati i rituali di addio in caso di morte.
Troviamo all’interno delle brevi interviste. Come gli hai dato vita?
Ho ascoltato tantissimo i ragazzi che incontravo, figli di amici o pazienti che si sono affacciati al mio studio e ho pensato che in fondo fossero loro i maggiori “esperti” di tutto quel che li stava attraversando. Così ho deciso di dar voce ai loro pensieri, ma che fossero proprio in prima persona: facevo domande e sentivo srotolare racconti infiniti di giorni rinchiusi, tutti uguali, uno dopo l’altro, o semplicemente il loro disagio di fronte ad una scuola lontana lontana, l’insegnante vista attraverso uno schermo, i compagni e gli amici così distanti.
Non possiamo, data la giovane età e per le grandi capacità, non chiederti qualcosa sull’autore delle illustrazioni, Francesco Pusineri.
Di Francesco, di cui le illustrazioni si inseriscono nelle grafiche ideate da Matilde Tacchini, possiamo dire che è un ipersensibile drammatico, spesso sarcastico, timidissimo, ma un po’ teatrale, che ha amici di tutte le età. Veste di nero e ha un aspetto da cattivo, ma non lo è affatto! Appassionato del Giappone, mangia da anni con le bacchette, ha la tastiera giapponese sul cellulare, ascolta musica giapponese, oltre a Lady Gaga e altri depressi, come dice lui (Billy Eilish…!), aggirandosi per casa con le cuffie Bluetooth in testa.
Nel tempo libero è costretto a fare sport dai suoi genitori, coccola il suo cane, sta al telefono con gli amici, chiacchiera su Instagram con adolescenti di tutto il mondo, guarda gli Anime, passione nata in un pomeriggio di 3 anni fa, in casa da solo con il cugino più grande, quando guarda il suo primo Anime non riservato ai bambini: Attack on Titan e ne rimane affascinato! E poi disegna fino a notte fonda: disegnare è una magia che fa da molti anni per prendersi una pausa dalla realtà, piena di rumore e fastidi umani!
Infine il suo rapporto con il cibo, che è per lui un piacere viscerale: la nonna pugliese e quella emiliana hanno ben mescolato il suo Dna culinario!
Nelle pagine di “Ditemi cosa vi aspettate da me che lo aspettiamo tutti insieme”, ci sono tanti spunti e riflessioni soprattutto per i genitori. Qual è la difficoltà maggiore che hai riscontrato nelle mamme e nei papà in questi mesi di pandemia?
I genitori hanno pagato la quasi totale assenza di supporti sociali, formali ed informali. Penso a quel doversi barcamenare, letteralmente, perché non conosco un termine migliore per descriverlo, tra un lavoro da casa (peraltro laddove si poteva, perché non è neppure stato così per tutti) ed una gestione scolastico-casalinga che prevedeva anche possibilità e capacità informatiche: tra finestre in Zoom ed orientamenti online. Mica scontato. E poi il rappresentarsi davanti a quei musi lunghi e interi pomeriggi di noia, in cui il senso di alienazione mi è stato descritto così vividamente che mi sembrava di essere lì, accanto a loro.
E nei ragazzi, senza “spoilerare” nulla, quale ostacolo vedi come quello più grosso, che li sta mettendo in difficoltà?
I ragazzi scontano sulla loro pelle e nei vissuti delle loro emozioni questo “vivere a metà”, tutte le costrizioni e gli stravolgimenti di un tempo quotidiano sottosopra. In definitiva quelle che erano le loro certezze: scuola, compiti, attività sportive e ricreative, incontri con gli amici… beh, sono saltate una dopo l’altra. Pagano lo scotto delle piccole cose, che un adulto magari può anche tollerare, pur con tutte le fatiche, ma che viste attraverso i loro occhi possono sembrare insormontabili.
Un tasto dolente tra i tanti? Quello della mascherina. Che faccio, tiro la giacca al mio vicino, se vedo che se l’è messa storta e rischio di venire presa in giro perché sono la solita “precisina che rompe le palle” o sto zitta ed entro in dissonanza con tutto il mio sistema regolativo? In definitiva mi dispiace sentirli e trovarli immersi in contesti decisamente più vuoti ed in condizioni talmente poco stimolanti! Si è perso tanto, troppo, della pluralità dei punti di vista, del confronto, di quello scambio sano e attivo in cui ciascuno di loro ha sempre potuto dare il suo contributo, come sapeva, come poteva.
In conclusione, quali sono le coordinate per avere questo tuo prodotto editoriale tra le mani?
L’offerta è libera, a partire da 5 euro: tutto il ricavato andrà alle cooperative l’Arco e Officine di Gutenberg. Per informazioni potete contattarmi via e-mail: dottoressa.tizzoni@gmail.com oppure ci si può rivolgere alla sede di Spazio 4.0, Via Millo 4, aperto dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 20.00.
E’ possibile inoltre fare una donazione online indirizzandosi al sito: silviatizzonipsicologa.it e ricevere il libretto a casa, basta farsi accompagnare dalle indicazioni del blog: “Menù” – “Parliamo di…” – “Spunti di riflessione” (compilare il form e seguire le istruzioni in fondo alla pagina in cui è pubblicato l’articolo!).
Oppure / Per i social media: E’ possibile inoltre fare una donazione online e ricevere il libretto a casa seguendo il seguente link: https://www.silviatizzonipsicologa.it/parliamo-di/spunti-di-riflessione/ditemi-cosa-vi-aspettate-da-me-che-lo-aspettiamo-tutti-insieme.html
Chi è Silvia Tizzoni
“Dopo aver conseguito due diplomi di maturità, uno linguistico, al liceo M. Gioia di Piacenza e uno da privatista, al liceo G. M. Colombini di Piacenza, successivo alla laurea, in materie socio-psico-pedagogiche e aver chiuso nel luglio 2003 il percorso universitario quinquennale a Parma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Psicologia, ho proseguito con il biennio di tirocinio e il relativo esame di stato per l’iscrizione all’Albo per l’abilitazione alla professione di Psicologo.
L’essermi messa alla prova nel contesto di intervento sociale con l’anno di Servizio Civile Volontario presso l’Assessorato ai Servizi Sociali e Sanità della Provincia di Parma mi ha aperto al mondo della progettazione sociale: dai diritti umani ai piani educativi scolastici, dai percorsi di tutela per le fasce dell’utenza fragile alla violenza di genere.
Ho proseguito con vari contratti di collaborazione a progetto e intanto ho frequentato un Master Universitario di Primo Livello all’Università Cattolica di Piacenza, centrato sulle relazioni e i sentimenti nelle professioni educative e di cura. A seguito del biennio formativo per diventare mediatrice Familiare al Centro Milanese di Terapia della Famiglia, ha scelto di continuare il percorso professionale nella stessa scuola, con la specializzazione in psicoterapia sistemico-familiare.”