Nuova uscita targata Edizioni Officine Gutenberg che naviga tra testi e fotografie che raccontano Piacenza nelle pagine scritte da Gero Guagliardo
Un’altra novità è in rampa di lancio per Edizioni Officine Gutenberg, stiamo parlando di “Qui per caso” il libro scritto dal videomaker Gero Guagliardo. Un viaggio attraverso foto e parole che ci portano a scoprire Piacenza sotto un nuovo punto di vista, quello di un “camminatore” della città che ama scoprire nuove angolazioni e nuove storie.
Un punto di vista nuovo anche perché non viene fatto con gli occhi di chi conosce Piacenza da sempre, ma invece da chi solo negli ultimi due anni ha cominciato a vivere e conoscere la nostra città dopo vari giri per l’Italia. Ovviamente stiamo parlando dell’autore, Gero Guagliardo.
Gero Guagliardo: “Tra foto e parole ho imparato a conoscere Piacenza”
Come detto sopra la penna e “il click” di questa nuova uscita della nostra casa editrice solo da pochi mesi è arrivato nella nostra città e che da subito lo ha catturato a tal punto da catturare scatti e storie sul suo profilo Instagram, e poi farli diventare un prodotto editoriale della linea Print Different.
Per approcciarci subito a questa nuova edizione, che verrà presentata al Ristorante Lo Fai Handmade Bar (via del Cavalletto 4) venerdì 2 dicembre a partire dalle 17.30, abbiamo chiesto direttamente a Gero un po’ di cose sul suo libro, sul suo “peregrinare” per l’Italia e anche sul rapporto che è nato con la nostra città nella sua permanenza piacentina.
Un videomaker che parte da Palermo, passa per Milano e ora arriva a Piacenza. Raccontaci la tua storia!
La parte del videomaker in realtà è un tassello di un percorso a zig zag abbastanza curioso. Tutto parte proprio da Palermo dove per diversi anni ho lavorato nel mondo delle produzioni teatrali e dell’intrattenimento live. In pratica partecipavo alla scrittura e alla realizzazione di spettacoli teatrali da portare in scena. Poi, intorno al 2010, è arrivato il famoso YouTube e il pubblico ha cominciato a trascorrere molto tempo sul web. Quello che mi piaceva di più di quella fase, la vera scommessa per me, era ideare dei format originali e diversi da quelli già presenti. Anche un po’ folli.
Approfondiamo questa cosa!
Oggi fare una live è qualcosa di normale ma nel 2013, per festeggiare la cinquantesima puntata di una piccola piccola serie web, con un gruppo di amici organizzai una diretta lunga 24 ore. Avevamo solo un canovaccio e tutte le persone coinvolte (attori, musicisti…) improvvisavano. Queste esperienze mi hanno portato in maniera naturale a prendere molta confidenza con il linguaggio video e da qui alcune occasioni lavorative a Milano, dove poi mi sono trasferito per collaborare con diverse agenzie di comunicazione. Ad una di queste sono particolarmente affezionato. Con loro ho avuto modo di sperimentare, rischiare, indovinare e sbagliare.
L’importante era (è) chiedersi sempre: cosa voglio raccontare? Perché un video, sarà pure banale ricordarlo, non è altro che un’occasione, composta da tante immagini (e suoni, rumori..), per raccontare qualcosa e sprecarla sarebbe un peccato. Nel frattempo a Milano mi raggiunge la mia compagna e nel 2019 nasce nostro figlio Andrea. Io decido di godermi il momento e di prendermi qualche mese di pausa. Fin da subito, i racconti si trasformano da video a testuali, spesso accompagnati da una fotografia. La scrittura, in passato utilizzata per la scena teatrale, sperimentata e utilizzata poi per la realizzazione di tanti prodotti video, si trasforma ancora per tornare ad una forma più intima e narrativa.
Scrivo quindi diversi racconti e alcuni di questi finiscono nel primo libro (2020) realizzato con una casa editrice di Palermo. Nel 2021 la mia compagna mi propone di trasferirci a Piacenza, per motivi lavorativi. Io non c’ero mai stato a Piacenza. Vengo a fare un giro per guardarla. Durante la mia passeggiata scopro Piazza S. Antonino e decido che va bene. Quindi eccomi qui.
Ah, dimenticavo: teatro, web, eventi ma ho anche una laurea in ingegneria gestionale. Un percorso più a zig zag di così dove lo trovi?
Qui per caso è un insieme di immagini e parole. Come le hai unite?
A differenza del primo libro, dove erano presenti un paio di illustrazioni di una mia carissima amica (Irene Roggero), in QUI PER CASO troverete tante fotografie. Le ho scattate tutte tra le strade di Piacenza. Qualcuna tra le valli. La fotografia, l’immagine, per come la vedo io, è già un racconto. O almeno dovrebbe esserlo. Con una sua grammatica, le sue regole. Ma il racconto che ci vedo io non è quello che probabilmente ci vedi tu. E questo forse è l’aspetto più interessante. Le parole solitamente arrivano dopo. Mi piace mettermi davanti alla fotografia e domandarle: “cosa scriviamo oggi?”
Ogni tanto però succede che una frase, un concetto, una sensazione, il bisogno di un appunto, arriva prima della fotografia. Probabilmente spinto da qualcosa che sto vivendo. Magari in fila alla cassa del supermercato o durante una delle mie passeggiate. Quando succede prendo nota e metto da parte. Diciamo che non c’è una regola precisa. Per fortuna.
Leggiamo che durante le tue camminate ti fermi dove apparentemente non c’è nessun motivo. Ma invece poi ci racconti che spesso è proprio lì dove si racchiude qualcosa di speciale…
Siamo cresciuti con la convinzione che le cose speciali debbano essere sempre precedute o accompagnate da rulli di tamburi o qualcosa di fantasmagorico. Però così rischiamo di non fermarci mai e perderci un sacco di cose. Io credo che le cose veramente speciali forse non hanno bisogno di grandi numeri e baldoria. Pensa ad Avatar, il film che ha fatto la storia degli effetti speciali. Ciò che emoziona alla fine però sono gli sguardi, i piccoli gesti come due mani che si sfiorano, i sospiri. E di tutte queste cose, siamo circondati.
In quanto tempo è nato questo tuo “Qui per caso”?
Qui per caso è nato passo-passo, dove uno dei passo è il mio, quello delle mie passeggiate mentre l’altro passo è quello di Officine Gutenberg che ha reso possibile questo progetto. Le fotografie e i testi sono quelli che ho raccolto dal mio arrivo qui a Piacenza, praticamente da luglio 2021 ad oggi.
Non è la tua prima esperienza come autore, infatti prima era arrivato “ioGero e vi racconto storie”. Era stato un primo passo per arrivare a quello che abbiamo oggi in mano?
“ioGero e vi racconto storie” è stato una sorpresa. Ho scritto quei racconti prima di scoprire che sarebbero finiti dentro una raccolta e pubblicati. In questi due anni però ho continuato a scrivere. Perché ne ho voglia, per dire la mia, perché mi fa stare bene e mi diverte. Una pubblicazione è sempre una responsabilità. Un lettore che sceglie un tuo libro, fa un gesto importante, è un privilegio. Questo aspetto credo di averlo imparato dopo la pubblicazione del primo libro. In QUI PER CASO troverete quindi (spero) una presa di coscienza e una crescita.
Quanto di studiato c’è nelle foto e quanto invece è frutto del momento?
Niente di studiato nelle foto. Raramente riesco ad avere il tempo di scattarle con la mia macchina fotografica che porto sempre con me. Quelle che trovate tra le pagine di “Qui per caso” sono tutte scattate con un telefono (abbastanza vecchiotto), a volte mentre vado in bici addirittura ma questo forse non dovrei dirlo!
Dopo quasi 2 anni da piacentino, che idea ti sei fatto della nostra città?
Adesso dico qualcosa che potrà sembrare folle: Palermo, Milano e Piacenza sono tre realtà completamente diverse per storia e natura ma hanno qualcosa in comune: il viaggio. Sono tre posti da dove è sempre transitata un sacco di gente. Da qui passa la via Francigena. Il fiume Po ha un potere pazzesco e questa cosa probabilmente mi ha incantato. Ho capito che a Piacenza le cose succedono, ma con discrezione. C’è una discrezione di fondo che rende la città a tratti elegante e a volte misteriosa. Contemporaneamente però se becchi l’osteria giusta, nella serata giusta, ti ritrovi a cantare e bere vino dallo ‘scudlein’.
È una città che devi essere un po’ curioso per scoprirla (ci sono dei cortili nascosti pazzeschi). Qualcuno mi aveva messo in guardia: ‘i piacentini sono un po’ introversi’ e invece ho trovato molte persone pronte a condividere storie e progetti, oppure ‘attento che lì c’è la nebbia,’ non sapendo che per me (palermitano) la nebbia continua ad essere qualcosa di magico, quindi mi eccito e voglio uscire per strada. C’è una forte territorialità: al vero piacentino brillano gli occhi quando ti racconta della sua terra. Un rispetto che non è facile trovare in giro.
In chiusura, ma questa cosa della Melanzana fritta?!?
Vi svelo un segreto: friggere la melanzana è come andare a yoga o fare pilates. Da buon palermitano friggi tutto o quasi tutto. La frittura è sempre una questione di equilibri e baricentri tra tempo, temperatura e umidità. In particolare ho scoperto che friggendo la melanzana si possono raggiungere dei livelli di concentrazione e di benessere molto alti. Alcune idee sono arrivate dopo una sessione di frittura. In pratica friggendo la melanzana hai gli stessi vantaggi di una lezione di yoga o pilates, con il vantaggio però che tutto ti scivola addosso più facilmente. Forse per semplice fatto che ti ritrovi unto? Non lo so. Ma vuoi mettere una buona caponata??