Nuovo appuntamento con Massimo Farina, il suo “Campionesse” e il calcio femminile a Piacenza 50 anni fa
Dopo la prima presentazione a Podenzano, torna un nuovo appuntamento per scoprire uno dei nostri libri di questa estate. Stiamo parlando di “1971: Campionesse!” che tornerà in scena sabato 24 settembre a Travo, nella Piazzetta Asilo in Via Borgo Est, alle 18.
Saranno presenti l’autore del volume edito Edizioni Officine Gutenberg, dedicato alla vittoria della Brevetti Gabbiani cinquantun anni fa, Massimo Farina, il giornalista si Libertà e scrittore, Paolo Gentilotti e alcune delle protagoniste di quella cavalcata.
Intervista alla Fabbri, grande protagonista del calcio femminile di quegli anni tra club e nazionale
Per anticipare questo nuovo incontro, abbiamo deciso di metterci in contatto con Maura Fabbri, una delle giocatrici della Brevetti Gabbiani, per farle alcune domande su quegli anni a Piacenza e più in generale sulla sua esperienza di calciatrice .
Quali sono i ricordi più belli della carriera?
Il ricordo più bello è la vittoria dello scudetto a Pisa contro la Roma quando giocavo nel Genova nel 1968 e successivamente il trasferimento a Piacenza dove iniziava una nuova avventura per una giovane donna nata nel 1951 e la vittoria del mio secondo scudetto. Il Piacenza, una squadra solida, compatta, eclettica, con amiche già frequentate in nazionale.
Sono stata la prima calciatrice, non solo in Italia, a trasferirsi in una nuova società. Un articolo su di un giornale brasiliano ne dava nota. A Genova iniziavano delle diatribe societarie che non mi piacevano, troppe discussioni ed incertezze, la proposta della Gabbiani cadde nel momento giusto e conoscendo il valore delle ragazze piacentine non mi fu difficile accettare.
Cosa voleva dire in quegli anni per una donna, trasferirsi in un’altra città, anche se con la copertura lavorativa della Gabbiani, per motivi legati allo sport ed in particolare al calcio?
La mia famiglia non mi creò difficoltà, anzi, essendo degli sportivi mi seguivano sempre, anche in trasferta. Conoscevano il mio “spirito libero”.
Lei è rimasta a Piacenza fino al 1973. Che ricordi ha?
A Piacenza ho avuto la possibilità di conoscere nuove realtà, di vivere da sola e di sviluppare le mie curiosità in ogni settore, non solo sportivo. Di affrontare ogni difficoltà a viso aperto. Esperienze che mi hanno permesso di conoscere nuove compagne e vedere nuove realtà aprendo la mia mente a nuovi orizzonti, fino a San Siro: arrivai a calcare il tempio del calcio italiano, abituata ai nostri campi dove l’erba era un miraggio è stata la ciliegina sulla torta.
Come centrocampista, chi era il suo riferimento maschile che ammirava all’epoca?
Il mio riferimento all’epoca era Gianni Rivera, forse io correvo di più.
I momenti più belli?
Direi che Piacenza e Montecatini sono le esperienze che mi sono piaciute di più. Piacenza perché ho avuto l’opportunità di crescere come donna, Montecatini perché era un modo differente di incontrarsi. Ci trovavamo il venerdì, prima delle partite, provenienti da ogni parte d’Italia e Svizzera per giocare e vincere, per me, il terzo scudetto.
Inoltre ero a Montecatini quando ricevetti la telefonata che mi invitava a presentarmi per un lavoro alla S.Giorgio Impermeabili di Genova, azienda nel settore moda tra le più importanti d’Europa con linee disegnate da Armani, Versace, Ferrè…
E dopo quella chiamata?
Come dirigente commerciale ho proseguito lavorando con Armani, Versace, Ferretti a Torino, Milano, Cattolica, Vicenza.
Tornando al calcio, per lei non solo società squadre di club ma anche nazionale. Come è stata quella lunga parentesi in maglia azzurra?
Ho partecipato alla prima nazionale a Viareggio contro la Cecoslovacchia: un “batticuore”.
Ho avuto grandi soddisfazioni, trasferte in Iran (ospiti a Teheran dello Scià di Persia) dove le atlete giocavano con calzoncini corti e Farah Dibah presenziava alla partita, noi ricevute dall’Ambasciata Italiana. poi Danimarca, Francia, Spagna: eravamo delle vere pioniere.
Coppa Europa a Torino dove giocando in un ruolo inusuale sono stata citata come una delle migliori giocatrici in campo da un articolo sulla Gazzetta dello Sport.
Non ho mai avuto dubbi sul da farsi, ho scelto ciò che credevo potesse darmi la possibilità di continuare a giocare con leggerezza e passione nel migliore dei modi. Su tutte le scelte della mia vita non ho mai avuto ripensamenti, mai voltata indietro, mantenendo comunque amicizie e rispettando le scelte altrui.
Siete ancora in contatto voi calciatrici di quel periodo?
Qualche anno fa sono riuscita a contattare moltissime ragazze degli anni passati. Abbiamo un gruppo Facebook di circa 400/500 ex calciatrici. Ci siamo trovate a Genova in oltre 50, a Roma in 75, a Coverciano e a Bologna e, Covid permettendo, ci ritroveremo presto.
Potete scoprire il libro “1971: Campionesse!” a questo link https://bit.ly/3dch1qu.
In caso di maltempo la presentazione si terrà lo stesso nella Sala del Castello Anguissola nel borgo antico