Abbiamo incontrato i ragazzi piacentini di Watt dal sass, i ragazzi piacentini andati in mondovisione

Come tanti altri, anche noi abbiamo conosciuto i ragazzi di Watt dal Sass il primo luglio scorso, nel giorno della partenza da Piacenza della terza tappa del Tour de France. L’impresa della consegna della coppa piacentina alla maglia gialla Pogacar ha fatto il giro del web e dei social: abbiamo scoperto che sono pedalatori seriali e amanti del cicloturismo sulle nostre colline e montagne, per questo abbiamo deciso di intervistarli sulla sulla loro seconda passione più importante dopo Tadej, la bicicletta.

In rappresentanza di tutto il gruppo Watt dal sass, abbiamo conosciuto Lorenzo Casella e Filippo Cordani i ragazzi che con il loro omaggio al campione sloveno hanno portato una delle nostre eccellenze gastronomiche in tutto il mondo e abbiamo fatto un po’ di domande sul ciclismo, sulla promozione delle nostre vallate e, ovviamente, qual è stato l’impatto mediatico del loro video.

Quando nasce “Watt dal sass”?

In epoca pre-covid siamo nati con un obiettivo molto semplice: invece di uscire in bicicletta ognuno per sè, abbiamo pensato di creare un gruppo, una squadra. Ovviamente all’inizio eravamo in pochi, ma negli ultimi due anni siamo diventati più numerosi e ci siamo dati anche una divisa ufficiale per essere più riconoscibili. Noi siamo da sempre aperti a tutti e in tanti per questo si sono aggregati. Ci organizziamo con una chat Whatsapp o tramite il profilo Instagram e di solito facciamo un giro lungo il sabato e un giro “caffè” la domenica.

Dopo la “coppa” a Pogacar i Watt dal Sass si raccontano “Manca la promozione al ciclismo”
Lorenzo di Watt dal sass insieme a Tadej Pogacar

Da cosa nasce questa passione per la bicicletta?

Lorenzo: io mi sono appassionato già da diversi anni, da quando da piccolo vedevo correre Contador, che è rimasto il mio idolo (a parte Pogacar!), e da lì è nata la passione prima nel guardarlo e poi nel praticarlo.

Filippo: la passione arriva dalla tradizione famigliare, con mio papà che va in bici da anni. Ho iniziato a giocare a calcio ma non mi divertivo più e allora mi sono dato al ciclismo. A differenza di Lorenzo i miei modelli sono quelli oggi, Pogacar ovviamente, ma anche Van Der Poel.

Quali sono i giri che prediligete?

Lorenzo: io preferisco partire in macchina da Piacenza e avvicinarmi alle colline, sia per caldo sia per il traffico. Magari arrivo fino a Bobbio o a Bettola per poi risalire in vallata, tra Val Boreca, Val d’Aveto, alta Val Nure.

Filippo: quelli che amo sono quelli che ti fanno soffrire di più, ossia le salite lunghe. Lorenzo è più da strappetti io invece amo il Penice oppure il Cerro.

Però ci raccontavate che un giro in particolare vi è rimasto nel cuore…

Si, è quello che abbiamo chiamato delle “10 valli piacentine”, che si trova anche su Strava (una delle app più diffuse). Da Piacenza abbiamo raggiunto a Pianello e da lì abbiamo iniziato a valicare in linea trasversale le nostre valli, piccole e grandi fino alla Val d’Arda. Perciò dalla Val Tidone si passa alla Val Chiarone, alla Val Luretta, si sale alla Costa del Bulla per buttarsi in Val Trebbia, poi su a Chiulano e così via. Questo per un totale di 180 chilometri. Poi c’è anche il “il giro dei muri” che facciamo in autunno e inverno nella zona di Bacedasco passando per Vigoleno. Oppure la panoramica di Agazzano.

Dopo la “coppa” a Pogacar i Watt dal Sass si raccontano “Manca la promozione al ciclismo”
Il giro delle 10 valli

Come affrontate i giri? Con che spirito?

Noi abbiamo il “problema” che in molti guardano il nostro profilo Instagram, vedono che siamo giovani e ci prendono come esaltati che vanno ai 60 all’ora. Invece non è così, come detto siamo aperti a tutti, anche alle ragazze, e non abbiamo mai lasciato indietro nessuno. Ovviamente quando c’è salita ognuno va col suo ritmo ma poi ci si ritrova sempre sulla cima.

Essendo un gruppo numeroso, c’è sempre la pausa bar per prendersela comoda, come ci sono anche quelli in gruppo che in pianura ti tirano un pò il collo. Cerchiamo di mettere insieme tutte le esigenze di tutti, cercando di non lasciare mai indietro nessuno. Magari ci dividiamo in due gruppi, chi fa il lungo e chi fa il corto, e poi ci si rincontra.

Come vedete la promozione del cicloturismo nella nostra provincia?

Ne vediamo molto poca. Qualcuno dei miei colleghi di lavoro, spiega Lorenzo, non sapeva nemmeno che ci fosse il Tour a Piacenza. Troppo spesso vediamo come i ciclisti, siano proprio l’ultima delle categorie. Basti pensare a quanto sono pericolose le strade e le ciclabili che spesso non esistono. Poi per tornare alla domanda, a Piacenza manca molta informazione e anche la parte burocratica non aiuta perché per organizzare eventi e raduni, che possono essere momenti importanti di promozione, è molto difficile. Non ci sono più le granfondo, sono pochi i cicloraduni, perciò anche le occasioni di incontro vengono a mancare.

Vi abbiamo conosciuto anche noi per aver consegnato la coppa piacentina a Pogacar. Che impatto mediatico è arrivato dopo quel video?

Beh, è stata una bomba, uno tsunami. Ci hanno contattato tutti i media di Piacenza, anche la sindaca Tarasconi, ma poi siamo stati su Mediaset, La Repubblica, Eurosport, ma soprattutto sul profilo Instagram del Tour de France. Li è stato il botto perché è stato il video più visto fino a quel momento sul loro profilo. L’obiettivo però non era quello, era Pogacar! Dopo l’impresa del primo luglio abbiamo fermato Alex Carrera, l’agente di Tadej. Ci siamo fiondati e lui è stato simpaticissimo, gli abbiamo riferito della coppa piacentina e raccontato la nostra passione per Pogi! Credo che ci inventeremo ancora qualcosa per celebrare il nostro idolo!

L’articolo è stato gentilmente concesso dai colleghi di PiacenzaSera.it.

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