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Uno dei libri più riusciti e apprezzati dal pubblico compie un lustro! Stiamo parlando di 101 cose che non sai di Piacenza (e provincia)

Un piccolo viaggio nel tempo per celebrare i 5 anni di uno dei nostri libri più amati. Da pochi giorni infatti “101 cose che non sai di Piacenza” ha compiuto un lustro e noi siamo voluti tornare su questa ricorrenza con le artefici di questa nostra uscita targata Edizioni Officine Gutenberg, interamente dedicata alla nostra città, Piacenza, e alla nostra provincia.

Barbara e Paola: un libro a 2 mani per scoprire Piacenza!

Come anticipato, a chi se non alle 2 autrici del libro, potevamo chiedere di tornare su questa edizione?!? E allora ecco le parole in questa breve intervista, a Barbara Tagliaferri e a Paola Cerri.

5 anni da “101 cose che non sai di Piacenza e provincia”: che ricordo hai del lavoro per dare vita al libro?

Paola: Mentre con la guida di Gabriele Dadati lavoravamo alla stesura del precedente volumetto che ci ha dato grandi soddisfazioni, “Piacenza misteriosa. Guida ai castelli infestati, alle vicende inspiegabili e agli altri enigmi del territorio”, abbiamo incontrato, spulciando tra le fonti, moltissime notizie e curiosità su Piacenza e il suo territorio che in quel libro non ci sarebbero potute stare. Erano intriganti e anche divertenti, se vogliamo, ma non possedevano l’indispensabile carica di mistero. Ci dispiaceva però lasciarle perdere. Così abbiamo iniziato a raccoglierle, a metterle in fila e ci siamo accorte che celavano belle storie, per la maggior parte poco conosciute. E queste storie, a noi, sarebbe tanto piaciuto raccontarle.

101 cose che non sai di Piacenza: a 5 anni dall'uscita, le parole delle autrici
Paola Cerri

La domanda con cui si apriva il libro (anche se sul retro!) era “quanto conoscete Piacenza?”. Ma la mia è invece quanto lo conoscevate voi, prima di scrivere il libro?

Barbara: La domanda è carina, perché tutti pensano di conoscere molto bene la loro città e la loro provincia. In realtà naturalmente ciascuna di noi conosceva la “sua” Piacenza, quella legata al suo passato, alla sua vita, ai racconti di famiglia e degli amici, a quello che la maestra le aveva insegnato alle elementari. Alcune di queste cose sono finite nel libro, e moltissime altre ci siamo divertite a trovarle, proprio a partire dal materiale che avevamo trovato per il libro precedente. Era una catena, da una informazione, da un racconto curioso e interessante ne spuntava un altro.

101 cose sono proprio molte. Quanto tempo c’è voluto per metterle insieme tutte?

Paola: Il lavoro di ricerca è durato per più di un anno, ma trovare 101 cose non è stato poi così difficile. Soprattutto perché, alle notizie rinvenute sui testi cartacei e online, si sono aggiunti i racconti di amici, parenti, anziani genitori con dettagli e curiosità che da parte loro ci hanno regalato con entusiasmo e noi abbiamo ascoltato con piacere. Poi li abbiamo catalogati, confrontati con le fonti per quanto era possibile, e infine inseriti nel testo, senza pretese di “scientificità” e lasciando spazio all’interpretazione popolare, dove le fonti ci sembravano carenti o poco attendibili.

Collegato a questo: ce ne sono alcune che sono state lasciate fuori da questa lista?

Barbara: Sicuramente qualcosa non lo abbiamo inserito, magari perché simile ad altro, magari perché lo abbiamo ritenuto in quel momento meno d’impatto di altre informazioni. Abbiamo cercato di costruire un filo che unisse le diverse storie, un po’ legato alla distribuzione sul territorio, un po’ legato ai personaggi. Ci piaceva dare un certo equilibrio al libro, senza eccedere su alcuni temi tralasciandone altri. E poi pensavamo che magari ci sarebbe stato modo di scrivere altro.

101 cose che non sai di Piacenza: a 5 anni dall'uscita, le parole delle autrici
Barbara Tagliaferri

Che ruolo hanno avuto Giovanni Battista Menzani e Nicoletta Livelli, per la creazione del libro?

Paola: Giovanni è un direttore artistico creativo e attento ai dettagli. Oltre a essere dotato di profonda sensibilità e intelligenza.

Una sera gli abbiamo raccontato di avere scoperto che, sparsi per la nostra città e sul territorio, ci sono tantissimi oggetti curiosi, edifici, luoghi, monumenti, a cui i piacentini passano accanto senza vederli e conoscerli davvero, forse proprio perché l’abitudine che deriva dalla frequentazione quotidiana li rende quasi “invisibili” ai loro occhi. E poi personaggi, tradizioni, persino ricette culinarie entrate nella nostra consuetudine, ma di cui i più ignorano l’origine e la provenienza. Queste cose, abbiamo detto a Giovanni Battista, meriterebbero di stare in un libro.

Potrebbero diventare “Le 101 cose che non sai su Piacenza e provincia”, ha commentato lui, servendoci sul piatto d’argento titolo e motivazione.

Nicoletta è stata la nostra curatrice, che ha accolto con entusiasmo il progetto e ci ha sostenuto nella sua realizzazione, incoraggiandoci e consigliandoci nei momenti d’incertezza. Sempre in amicizia e in un bel clima di complicità femminile, con la discrezione e la gentilezza che le sono abituali.

Tornando a bomba sull’edizione che oggi fa 5 anni: cos’è la cosa che non conoscevate e che più vi ha colpito tra queste 101 cose?

Barbara: Le storie di alcuni personaggi e il ritrovare, in modi diversi, molti personaggi famosissimi nei racconti legati alla nostra Piacenza. Se si sfoglia il libro si trovano Dante, Petrarca, Leonardo, Giuseppe Verdi, Hemingway, duchi e duchesse, principi e principesse, e persino dei papi…ma poi si legge di “Buffalo Bill” e del “Re dei Giaguari”… forse è da quel personaggio che un altro Piacentino contemporaneo famoso ha preso una delle battute che ripete spesso… scherzi a parte, scrivendo queste storie tra noi avevamo preso l’abitudine di dire che Piacenza è “caput mundi”… ci sembrava che fossero davvero passati tutti qui, e ci faceva sentire importanti.

101 cose che non sai di Piacenza: a 5 anni dall'uscita, le parole delle autrici
Una delle 101 cose che non sai di Piacenza: la Supercortemaggiore!

A distanza di 5 anni, l’editoria è cambiata moltissimo. Uno dei cambiamenti, o meglio delle cose nuove legato al mondo libro, è stato l’arrivo dei podcast. Non potrebbe essere il vostro “101 cose che non sai di Piacenza” un prodotto trasportabile anche in questo nuovo formato?


Paola: Come abbiamo già detto, il nostro libro è stato scritto senza pretese di scientificità e completezza, senza la presunzione di voler rubare il mestiere agli storici. Casomai abbiamo cercato di stimolare e in parte soddisfare la curiosità dei lettori nei confronti di cose piacentine che abbiamo ritenuto accattivanti e degne d’interesse. Ci piacerebbe che tutti, piacentini e non (perché no?), prendessero spunto per riscoprire la nostra città e la sua provincia con occhi diversi. Siccome si tratta di contenuti divulgativi, supportati da fonti storiografiche essenziali, suddivisi per argomento e gruppi di argomenti, crediamo si possano facilmente trasportare in formato podcast.

Anzi: sarebbe una bellissima idea!

Come sempre in chiusura la domanda è sempre la stessa: bolle qualcosa in pentola?

Barbara: Bolle sempre qualcosa in pentola, ma al momento un po’ a rilento. In realtà ciascuna di noi, come del resto il gruppo di amici amanti della scrittura legato a Officine Gutenberg di cui siamo fiere di sentirci parte, ha sempre qualcosa in testa che ha voglia di scrivere. Entrambe siamo felici quando ci sono occasioni per incontrare altre persone che scrivono e fare delle cose insieme, e da questi incontri usciamo sempre con idee e storie abbozzate che meriterebbero di essere scritte. Magari racconti o un romanzo, sarebbe bellissimo.

Una di noi due è particolarmente prolifica nello scrivere storie gialle (nessuno è bravo come lei a intrecciare gialli, anche storici, e far morire tanti personaggi), e l’altra sogna di scrivere un romanzo in cui inserire intrecci di persone disseminate in luoghi diversi.

Quanto al lavoro comune, da qualche tempo, insieme a Nicoletta e Piera, la quarta componente del gruppo, stiamo raccogliendo testimonianze su persone originarie di Piacenza che vivono all’estero, sia del presente che del passato, e vorremmo proprio riuscire a raccontare a tutti le loro storie.

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