Davide Solenghi e Massimo Farina, autori delle 101 cose che non sai del Piace, si raccontano per parlarci del nuovo libro targato Edizioni Officine Gutenberg
Dopo la presentazione ufficiale durante il primo dei venerdì piacentini, oggi siamo andati a conoscere meglio gli autori dell’ultimo libro targato Edizioni Officine Gutenberg: 101 cose che non sai del Piace. Loro sono Davide Solenghi e Massimo Farina e con questa intervista cerchiamo di conoscergli meglio attraverso la loro grande passione, il Piacenza Calcio.
Solenghi e Farina: 101 aneddoti (ma quanti ancora ce ne sarebbero) della lunga storia del Piace
Come detto sopra se il libro è già stata presentato, non è ancora stato fatto per i due autori che negli ultimi mesi hanno lavorato, insieme ad una lunga serie di personaggi piacentini innamorati della squadra della nostra città (loro sono: Marcello Astorri, Alessandro Battini, Luigi Carini, Gabriele Dadati, Paolo Gentilotti, Giorgio Lambri, Filippo Lezoli, Paolo Menzani, Filippo Merli, Cesare Raimondi, Rosalia Serena Rubini, Davide Scotti), su questa nuovissima edizione. Loro sono Davide Solenghi e Massimo Farina.
Un libro, 4 mani: come nasce la vostra conoscenza?
Quest’anno la nostra conoscenza è diventata…maggiorenne: era la primavera del 2005 e ci siamo incontrati attraverso il forum www.piacenzacalcio.net. È stato l’incontro di due progetti di un archivio storico-statistico sul Piace, più recente quello di Davide e più radicato nel tempo quello di Massimo. In due abbiamo iniziato ad allargare il raggio delle ricerche e dal 2009 è online il sito www.storiapiacenza1919.it. Da quasi vent’anni ci sentiamo quasi quotidianamente per mail, pur vivendo entrambi a Piacenza: ci incontriamo piuttosto poco e ci non ci scriviamo mai via cellulare anche perché Massimo continua a considerarlo molto “optional”.
Sappiamo che la vostra memoria storica sul Piace arriva da lontano. Quanti dati, numeri e storie avete messo insieme in questi anni ?
Qualche numero al volo: di oltre milleduecento giocatori che hanno vestito per almeno un minuto la maglia della prima squadra ci mancheranno sì e no una ventina di anagrafiche. I tabellini sono quasi quattromila, le foto in archivio non ci siamo mai presi la briga di contarle. Non ci siamo accontentati delle foto d’epoca che già circolavano, ma siamo andati a caccia di inediti presso familiari di calciatori del passato e ne abbiamo trovate almeno un centinaio. Le storie legate al Piace semplicemente non sono quantificabili ma c’è sempre qualche retroscena da scoprire, ce ne siamo accorti alla festa per il trentennale della promozione in Serie A di Quarto, qualche giorno, fa parlando con giocatori e vecchi tifosi.
Una domanda e una risposta per uno: qual è il vostro primo ricordo della maglia biancorossa?
Davide: neanche a farlo apposta è la sera di Cosenza. Avevo 7 anni, ero nella casa dove oggi vivo con la mia famiglia, mia nonna cucinava la burtleina e io guardavo Armando Alessandri leggere la classifica a Risultati Sportivi Piacentini. Allo stadio decisamente più tardi: dicembre 1997, Piacenza-Juve, regalo di Santa Lucia. Al gol di Piovani in tutto il rettilineo esultano in due: io e mio Padre (anche se da sempre simpatizzante juventino!).
Massimo: molto indietro nel tempo: Piacenza-Pisa dell’ottobre 1969 alla Galleana. Anche se dovrei averne di precedenti perché mio padre mi portava al campo di Barriera Genova, ma di quel periodo non ricordo nulla.
Ovviamente a seguire non può che esserci: il ricordo più bello che vi portate dietro?
Davide: te ne dico due: la corsa a perdifiato di un undicenne sul lungo Trebbia di Rivergaro, con la radiolina in mano, alla fine dello spareggio di Napoli. E la partita da infarto con la Sampdoria che ci ha dato la promozione nel 2001, avevo quindici anni e a quell’età tutto ha un altro sapore.
Massimo: difficile dirne uno solo. Tutta l’era di Gibì Fabbri, la sera della promozione in serie A con tutti i tifosi allo stadio, la rovesciata di Valtolina contro la Roma che sia per il gesto tecnico, sia perché avvenuta all’ultimissimo minuto di gioco e soprattutto per l’importanza del gol segnato è stata fondamentale per la nostra permanenza in A.
Arriviamo al libro sulle 101 cose che non sai del Piace: come è partita questa avventura?
Paolo Menzani di Presidente di Edizioni Officine Gutenberg che già aveva pubblicato “1971: Campionesse!” firmato da Massimo, sapendo avevamo al nostro attivo il libro “Enciclopedia Biancorossa” sui 100 anni del Piacenza e quindi una conoscenza piuttosto ampia di fatti e fattacci della storia biancorossa ci ha proposto di celebrare il trentennale della gara di Cosenza con questo volumetto. Nello scorso luglio ci siamo incontrati per valutare diverse idee, quella delle 101 storie è stata il classico cerino vicino al pagliaio: abbiamo iniziato subito a buttar giù un elenco di possibili temi.
Oltre al coordinamento di Paolo Menzani e c’è stata la fondamentale partecipazione di una lunga serie di personaggi legati al Piace: come si è svolto il lavoro di questi mesi?
Nella prima fase abbiamo raccolto quante più idee possibili, spesso scrivendo anche una prima bozza per valutarne la resa. Abbiamo messo in fila quasi 200 storie, qualcuna cassata quasi subito e molte altre che hanno fatto strada nel “casting”. È stato fatto un complesso lavoro di scelta su cosa tenere e cosa mettere da parte, in parecchi casi assai doloroso perché gli aneddoti scartati avrebbero meritato di essere anch’essi inclusi. Davide ha creato una struttura informatica “ad hoc” per l’operazione in modo che tutti coloro che ne erano coinvolti potessero lavorare al meglio ed avere sempre il polso della situazione.
Con Paolo da inizio febbraio abbiamo iniziato a definire meglio il perimetro dei temi entro cui muoversi, cominciato a sfoltire e terminato la scrittura, mentre noi e Gutenberg prendevamo contatto con gli ospiti per proporre la collaborazione.È stata anche l’occasione per bellissime chiacchierate amarcord in cui ci hanno aperto bauli di aneddoti incredibili. L’imbuto dell’ultimo mese è stato il momento più frenetico, tra selezione finale, raccolta dei contributi degli ospiti, definizione delle immagini, revisione dei testi e impaginazione. Ma che soddisfazione avere in mano la bozza definitiva!
Qual è il momento più ricco di storie da scoprire nella lunga storia dei biancorossi?
Troviamo che il periodo più interessante sia quello che non abbiamo vissuto, e crediamo che anche per i lettori possa essere lo stesso. Purtroppo quasi tutte le pubblicazioni tendono a trascurare o liquidare piuttosto rapidamente i primi 50-60 anni di storia come se fosse vecchiume che non interessa nessuno. Invece è una miniera di situazioni anche surreali, presenta tantissimi agganci con la storia della nostra città e anche non pochi “corsi e ricorsi” con il presente.
Gli aneddoti sono 101 come dice lo stesso titolo, qual è quello che anche voi da grandi conoscitori della materia, avete scoperto solo grazie al libro?
Ce ne vengono in mente un paio riguardanti Gianni Rubini: il colpo di genio per uscire indenni dallo stadio di Perugia assediato nel 1994 ed una cosa scoperta proprio pochissimo tempo fa e cioè il fatto che durante la sua attività di osservatore avesse visto e consigliato l’acquisto di un giovane Aguero, cosa che poi non si materializzò, chissà perché…. E poi tanti dettagli e piccoli aneddoti scoperti intervistando memorie storiche come Roberto Calza, Armando Alessandri e Andrea Amorini.
Data la ricorrenza di questi giorni, la prima promozione in Serie A del Piace, che ricordo avete di quel giorno?
Davide: come dicevo è il primissimo ricordo legato al Piacenza, e non avevo la minima percezione di cosa stava succedendo perché – strano a dirsi – non seguivamo molto il calcio a casa. La domanda a mio padre davanti alla classifica (“Ma i punti di quest’anno li teniamo anche l’anno prossimo?”)resta di un’ingenuità rara.
Massimo: ammetto che il 13 giugno 1993 pur essendo il Piacenza ad un passo dalla promozione ho continuato a non crederci fino al fischio finale, memore forse delle delusioni già sperimentate in passato. Ricordo di essere andato in Piazza Cavalli ad ascoltare la radiocronaca e di avere poi festeggiato e poi di essere andato allo stadio la sera ad accogliere la squadra al ritorno da Cosenza. Ma rammento di non essermi capacitato della promozione per lungo tempo. Il Piacenza in serie A? Per me era incredibile! E ricordo di avere incontrato Gigi Cagni alle 8 del mattino dopo in Piazza Cavalli che aspettava il ritorno dei pullman dei tifosi da Cosenza.
In chiusura: dalle grandi gesta del Piacenza calcio sono passati tanti anni, e il calcio è cambiato tantissimo. Ritrovate ancora qualcosa di romantico come le gesta dei biancorossi di cui parlate nel libro?
Davide: no, non c’è più la dose di romanticismo che mi ha fatto innamorare del Piace. Ma non è colpa di nessuno, è tutto il modo di vivere il calcio che è cambiato: io aspettavo di leggere su Libertà del giorno dopo i resoconti delle partite o del calciomercato, e seguivo le partite in diretta via radio che per me mantiene un fascino non paragonabile alla tv. Erano l’attesa e l’immaginazione a creare il piacere e a scolpire nella memoria situazioni e personaggi. Questo è il mondo del tutto e subito, dell’informazione immediata e sviscerata nei minimi dettagli, ma non si riesce più a gustarsi nulla. Anche per questo è stato difficile trovare storie legate agli ultimi anni.
Massimo: ho amato un certo calcio che vedeva la tecnica in primo piano e naturalmente anche una certa fisicità. Un tipo di calcio che si è giocato anche in tempi non lontanissimi, fino a una quindicina di anni fa. Poi un giorno ci si è accorti che quando Pirlo, ormai anziano, avrebbe lasciato la Nazionale non c’era nessun altro in grado di sostituirlo. Beh, negli anni ’60, ’70, ’80, anche ‘90 ogni squadra di serie A, B o C aveva un giocatore delle caratteristiche di Pirlo, probabilmente non della sua classe e della sua precisione ma certamente delle sue caratteristiche.
Oggi si corre a perdifiato e ci vogliono 5 sostituzioni per squadra per arrivare in fondo alla partita. Se escludiamo il Piacenza del quale cerco sempre di conoscere il risultato non seguo nemmeno più il campionato di calcio né tanto meno le gare internazionali né la Nazionale. Non è più il mio sport.